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La creatività è una condanna

La creatività è una condanna. Non perché non sia un dono, ma perché a volte pesa. Dentro la mia testa scorrono immagini continue: attimi, dettagli, atmosfere che si intrecciano come fotogrammi di un film che non finisce mai. Non riesco a fermarlo, non c’è tasto “pausa”. È come vivere due vite: quella che scorre davanti ai miei occhi e quella che costruisco dentro di me, immaginando continuamente come ritrarla con la macchina fotografica.


La fotografia, per me, non è solo un lavoro o una passione. È un modo di leggere il mondo, di tradurre emozioni invisibili in immagini. Ogni scatto nasce da un’urgenza interiore, dal bisogno di dare forma a ciò che vedo e sento. Eppure questo non porta mai pace: ciò che immagino dentro di me raramente coincide del tutto con quello che riesco a creare fuori. È una continua tensione, un filo sottile che mi tiene sempre in movimento.


A volte mi sento stanca di questa corsa, ma so che non potrei essere diversa. La mia mente cerca costantemente nuovi stimoli e, quando non li trova, si annoia, si spegne, si ribella. Per questo faccio fatica con le routine, con i percorsi già tracciati: ho bisogno di novità, di sfide, di qualcosa che mi spinga oltre.


Eppure oggi questa spinta creativa sembra trovare meno spazio. I social hanno reso le immagini parte della nostra quotidianità, ma allo stesso tempo le hanno rese tutte uguali. Basta scorrere un feed per accorgersi che spesso le foto si somigliano: stessi colori, stesse pose, stessi schemi che funzionano perché piacciono a un algoritmo. Questo appiattimento mi soffoca. Mi fa sentire come se la vera ricerca visiva non avesse più voce, come se la creatività fosse ridotta a una formula da ripetere.


In quei momenti mi accorgo che la mia fotografia è diversa, e non sempre capita. È fatta di silenzi, di dettagli imperfetti, di emozioni che non cercano approvazione ma verità. È un linguaggio più intimo, che forse non ha lo stesso impatto immediato di un’immagine “perfetta” da social, ma che nasce da un bisogno autentico.


E questa è la mia condanna: non poter smettere di immaginare, anche quando sarebbe più semplice uniformarsi. Continuare a creare, anche quando la mia visione sembra andare controcorrente. Dare forma a immagini che spesso non vengono comprese subito, ma che sono l’unico modo che ho per raccontarmi davvero.


Perché alla fine la creatività è questo: un fuoco che non si spegne mai. Brucia, consuma, a volte ferisce… ma illumina.

Butterfly
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Il peso del velo
Il peso del velo
Il  peso del velo
Il peso del velo
Flower and Beauty
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Butterfly
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Il peso del velo
Il peso del velo

 
 
 

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